Salve a tuttɜ e benvenutɜ ad una nuova edizione di Cose Che! In cui non parleremo (come non ne parla il resto di internet) di UFO e di alieni, ma invece parleremo, tra le altre cose, di croci (non religiose, ma social), di come usare bene le parole e di bambole in film femministi (forse). Iniziamo!
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Cose che social
Canarini in miniera - Ebbene sì, parliamo di Twitter, anzi, di X. Questo cambio di nome, che in realtà sottende molto altro, ha infatti gettato (ancora di più!) nel caos il social network di Elon Musk.
Innanzitutto il solo rebranding sta procedendo in maniera estremamente confusa. Il logo è già stato leggermente cambiato rispetto alla prima versione. La polizia ha fermato (per errore) le persone che stavano rimuovendo l’insegna con il vecchio nome dal quartier generale. Non è poi detto che sarà possibile registrare questo nome, visto che molte altre aziende, tra cui concorrenti, possiedono marchi legai alla lettera X. Dove può, l’azienda ha comunque preso quello che voleva, tra cui l’account associato all’handle “@X”.
Come si finanzierà questo vecchio-nuovo social, dove le ads sono calate più del 50%? Sempre con le pubblicità, ma con una nuova regola: ora i brand devono spendere almeno 1000$ al mese in pubblicità per mantenere lo stato di verifica assegnato alle aziende. Non un grande affare, considerando che alcune di queste pubblicità potrebbero apparire in corrispondenza di account neo-nazisti.
Ma lo scopo finale di tutto questo? Musk sta tornando al suo sogno di una super-app, come è WeChat in Cina, o Facebook in alcuni paesi. Peccato che, soprattutto negli Stati Uniti, questo modo di concepire internet non funzioni molto, e anzi, le app troppo generaliste perdano di riconoscibilità e di focus.
Intanto - Intanto cosa si dice lato Mastodon? Il social network open-source, in un primo momento indicato come una delle alternative più promettenti di Twitter, è di nuovo in parte protagonista del discorso pubblico. Threads, l’alternativa a Twitter di Meta, ha infatti annunciato nelle scorse settimane che ad un certo punto userà il protocollo open-source ActivityPub, sviluppato proprio da Mastodon.
L’idea di questo protocollo, in parte esplorata in questo episodio (di marzo, ma ancora molto attuale) del podcast Decoder, è rendere i social network come le email: ognuno può usare il proprio client, il servizio che preferisce, e le funzionalità social sono definite da uno standard comune che permette una compatibilità cross-piattaforma. Nel caso di ActivityPub, quello che posti te su un social posso vederlo anche io su un altro social, se ti seguo, e se commento il mio commento apparirà sul tuo social. Ogni social si distinguerebbe principalmente per la moderazione e quindi per il tipo di discorsi possibili in quello spazio, oltre che per possibili servizi e funzionalità aggiuntive.
L’annuncio di Meta in questo senso dà in realtà una grossa spinta a questo paradigma, ma il rischio è che, come nel caso delle mail con Gmail, un attore così grosso e ingombrante snaturi (anche se può farlo fino a un certo punto) la visione originale.
Quello della moderazione non è comunque una questione da poco: neanche lo stesso Mastodon ha ancora capito come fare, visto che il suo social ha un problema proprio con la pedo-pornografia.
Cose che spazio
Atomo spaziale - È la campagna marketing di Oppenheimer? No, è la nuova discussione in corso tra NASA e DARPA per sviluppare, insieme a Lockheed Martin, un nuovo razzo a propulsione termonucleare. Questo tecnologia ha molti vantaggi rispetto a quella dei classici razzi chimici: efficienza, peso minore, flessibilità. Il piano prevede comunque di lanciare nello spazio materiale radioattivo, ma sembra (per fortuna) che le due agenzie stiano prendendo sul serio il rischio di possibili contaminazioni atmosferiche. Questa nuova generazione di vettori, una volta a regime, potrebbero servire nelle missioni umane su Marte, ma anche per viaggi più a breve distanza.
Astri neri - Il James Webb Space Telescope potrebbe aver individuato delle stelle di materia oscura. Si tratta di un corpo celeste, fino ad ora solo ipotizzato, dove la materia oscura è concentrata gravitazionalmente da grandi masse di idrogeno ed elio. Anche se per nulla (o forse solo quasi per nulla) interattiva con la materia ordinaria e con la radiazione elettromagnetica, l’ipotesi è che sia possibile una interazione tra le stesse particelle di materia oscure. In questo scenario, invece che dall’energia di fusione, la stella sarebbe tenuta in vita dalla annichilazione delle particelle oscure e dalla conseguente energia rilasciata.
Si tratta di stelle potenzialmente molto diverse da quelle di sola materia ordinaria, sia per dimensioni che per massa. I tre candidati trovati, infatti, potrebbero anche essere benissimo delle giovani galassie, per dimensioni e luminosità. Se la loro natura fosse confermata, però, sarebbe una scoperta rivoluzionaria, sia per quanto riguarda la ricerca della stessa materia oscura, che per spiegare altri misteri dell’universo, come i buchi neri super-massicci.
Cose che leggo
Pesare le parole - Il libro della settimana è il saggio Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole (Einaudi) di Vera Gheno, la celebre socio-linguista, che esplora le domande da porci e i passaggi da seguire per usare meglio le parole e, in fondo, per comunicare meno: porsi dubbi, riflettere su quello che si vuole comunicare, perché (e per chi), e ogni tanto tacere, dare importanza e valore al silenzio. Nonostante segua Gheno da un po’ tra social e interviste, è la prima volta che leggo un suo libro, e si è tratta di un’esperienza estremamente illuminante, densa ma scorrevole.
Cose che vedo
Plastic world - Come anticipato nella scorsa newsletter, ho visto finalmente Barbie, e wow, quante emozioni, sia fuori che dentro la sala. L’esperienza è in realtà iniziata molto prima della proiezione: da settimane la campagna di marketing e l’hype hanno reso questo film un vero e proprio evento come non capitava da un po’. Un momento in parte studiato a tavolino, con risultati che si rifletteranno nelle scelte degli studios dei prossimi anni, e in parte organico, con un coinvolgimento incredibile dellɜ spettatorɜ e della discussione pubblica, nell’intero spettro di opinioni sulla pellicola.
L’operazione commerciale di Mattel interviene ovviamente anche a livello di contenuto, creando un po’ di tensione tra la visione della regista Greta Gerwig per quest’opera e i desideri dell’azienda a livello di immagine. Ma qual è il risultato? Un film che secondo me non è perfetto (ma quale film lo è?) ma che rimane qualcosa di veramente unico, per il mix di temi, umorismo ed esecuzione.
Il messaggio è puramente ed esplicitamente femminista, anche se, come noteranno alcune persone, un femminismo tendenzialmente liberale, che poco mette sul tavolo dal punto di vista di coscienza di classe, ad esempio. (Qua una riflessione sul fatto che forse è inutile ricercare e pretendere la purezza ideologica da prodotti di questo tipo, e che forse, invece, in questo mondo tardo capitalista, la lotta possa e forse debba necessariamente passare anche da emanazioni culturali dello stesso capitalismo)
Uno dei punti del film è comunque proprio la contrapposizione di due visioni, sovrapposte ma apparentemente in contrasto: Barbie come un prodotto innovativo e progressista, che ha permesso alle ragazze di avere un giocattolo che rappresentasse il potenziale infinito delle donne oltre la maternità; anche Barbie come un prodotto che in realtà è solo un ingranaggio del capitalismo, degli stereotipi di genere e del maschilismo.
Attraverso la figura di Ken, che offre un rarità cinematografica (un personaggio maschile che dipende quello femminile solo in funzione della sua relazione con esso, quando di solito è comune il contrario), si esplora (e ci si prende gioco) dei movimenti per i diritti maschili (i cosiddetti MRA) e del patriarcato (che però rimane purtroppo una parte del mondo reale, anche nel film). Al netto di chi dice che questo film non è abbastanza radicale e che ha un messaggio comunque all’acqua di rose, la reazione di molti uomini a questo film evidenzia come il messaggio non sia comunque banale o scontato per la società generale.
A parte i contenuti, che toccano anche temi come il ruolo della donna e la sorellanza, questo film è una gioia dal punto di vista della fotografia e della musica (ma di quest’ultima ve ne parlo poi).
Latte Fresco - Altro film che ho visto questa settimana, anche se è uscito nel lontano(?) 2008 è il biopic Milk, che parla dell’attivista e politico Harvey Milk, primo uomo gay dichiarato ad essere eletto, nel 1977, ad un carica politica negli Stati Uniti. Il film racconta la sua vita dal trasferimento in California fino alla sua tragica morte nel 1978, per mano di un suo ex collega.
La pellicola, che grazie anche al precedente documentario The Times of Harvey Milk è molto fedele ai fatti e riporta in maniera incredibile il clima di quell’epoca, è secondo me fondamentale per capire un momento cruciale per la storia dei diritti civili. Erano infatti gli anni in cui, tramite personaggi come Anita Bryant, cominciava ad esserci una reazione conservatrice al movimento dei diritti civili, che, grazie anche all’arrivo della pandemia di HIV, ebbe in realtà successo. Come fa notare la youtuber Contrapoints in un suo video su J.K. Rowling (in cui fa proprio un parallelo tra quest’ultima e Anita Bryant), la retorica adottata allora contro la comunità omosessuale sta ora venendo adottata contro la comunità trans, ed è importante conoscere la storia per evitare che si ripeta.
Playlist - Alcuni suggerimenti da Youtube:
Parlando sempre di Barbie, in senso lato, un video sulle bimbo e sull’estetica hyper-feminine, a livello di storia, significato e impatto culturale (37 minuti e 12 di Mina Le; mi ha ricordato in parte il video, di 23 minuti e 15, di Costanza Polastri sul fenomeno delle bimbo della Gen Z)
per un momento di trash: Winx Club e la Magia dell’Italia, un cartone (???) di poco più di un minuto finanziato dal Ministero degli Affari Esteri per promuovere le bellezze italiane. Un momento molto “Open to Meraviglia”, se vi ricordate.
Un’intervista a Mark Solms, psicoanalista e neuropsicologo, per parlare di che cos’è la coscienza. Alcune cose non mi tornano tantissimo, ma l’approccio e i punti di vista espressi sono affascinanti (18 minuti e 52, di Lucy)
Trivelle robot organiche per piantare alberi: piccole invenzioni bio-ispirate che lasciano a bocca aperta (5 minuti e 2 secondi, di AsapSCIENCE)
Cose che ascolto
I’m Kenough - Ovviamente il film di Barbie ha avuto un impatto anche sulla playlist di questa settimana. Tutto lo score è comunque incredibile, con artisti di altissimo livello coinvolti in ogni pezzo. La mia selezione:
Dance The Night di Dua Lipa (Spotify; Youtube); avvolgente, ballerina by design, coreografica
Man I Am di Sam Smith (Spotify; Youtube); potente, piena di mascolinità non tradizionale, con il giusto su e giù di intesità
I’m Just Ken (Spotify, Youtube); questa ha senso direi solo post-visione, ma comunque unisce epicità e umorismo, con uno dei momenti più alti della figura di Ken nel film (non credo che Ryan Gosling sarà mai più lo stesso)
What Was I Made For? di Billie Eilish (Spotify, Youtube); un pezzo che coglie gli aspetti più esistenziali del film, sui ruoli di genere e il senso di predeterminazione nella nostra società, nelle relazioni e nel nostro modo di pensarci.
Secondini - L’ultimo podcast de Il Post si chiama Tredici e, attraverso la voce di Luigi Mastrodonato, racconta della peggiore strage nelle carceri italiane del dopoguerra, avvenuta nel 2020 e con ancora molti dubbi, buchi, mancanze. Pochi episodi densi e devastanti, sia per il caso specifico che per la condizione fin troppo taciuta delle persone private delle libertà in Italia.
E questo è tutto per questa settimana! A lunedì prossimo!
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